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La flotta

Icona Escursioni Barca Sardegna Carloforte e Sant'Antioco

La nostra piccola flotta è a vostra disposizione per le escursioni lungo le coste delle isole di San Pietro e di Sant'Antioco, tra le più belle del sud Sardegna. Oltre a essere sicure e confortevoli, le barche Annina II e Antioco il Moro Tre hanno due storie molto interessanti da raccontare.​

Escursioni Barca Carloforte Flotta

C'era una volta...

Icona Escursioni Barca Sardegna Carloforte e Sant'Antioco

C'era una volta... in due lontani porti della Sardegna, due barche a vela molto diverse: Annina e Antioco.

Annina era una barca nata per il duro lavoro, pronta ad affrontare la burrasca e a salpare prima dell'alba per recuperare reti e nasse. Lavoratrice instancabile, non si fermava mai, il suo scopo era semplice e onorevole: nutrire le famiglie del porto.


Antioco, invece, era un'elegante barca da regata. Il suo nobile scafo lucido risplendeva sotto il sole d'estate e le sue vele si gonfiavano come ali. Sfidava le altre barche in emozionanti gare, solcando le onde con grazia e rapidità. L’equipaggio di Antioco era composto da appassionati di avventure, che vivevano per il brivido della competizione e per il profumo della immancabile vittoria.

Poi arrivò la tempesta della vita, gli anni passarono e sia Annina che Antioco vennero dimenticate dai loro equipaggi nelle banchine del porto. Il loro legno si irrigidiva  lentamente colpito dal freddo maestrale d'inverno e le magnifiche tinte scolorivano coperte di salsedine.

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Quando un giovane marinaio le adottò, liberandole dalle cime che le tenevano strette all'oblio, Annina e Antioco diventarono inseparabili, dimostrando che la vera bellezza della vita di mare sta nella diversità e nella collaborazione.

Oggi, nel porto di Calasetta le due barche hanno trovato il loro equilibrio, lavorando e divertendosi insieme, e sono un simbolo di amicizia e rispetto.

La barca Annina II durante l'escursione all'isola di San Pietro, Sardegna

Annina II

Una storia di mare e di lavoro

Nell’estate del 1968, nel cuore del piccolo borgo di Carloforte, il maestro d’ascia Francesco Biggio ricevette la richiesta dal pescatore Salvatore Gulmanelli di Bosa di una barca “eseguita in perfetta regola d’arte”, bella e al contempo robusta, capace di sfidare il Mediterraneo, il suo maestrale e le sue onde per decenni. Dopo un anno di duro lavoro, il cantiere Biggio dava vita a un sogno: Annina II, una tipica bilancella carlofortina a vela latina lunga 9 metri costruita con rara maestria, bianca ed elegante come poche. Ogni sua tavola di legno, ogni suo chiodo, raccontava una storia di dedizione e di tradizione marinara. Francesco "Checchin" Biggio, nato nel 1912, aveva ereditato la passione per la costruzione navale dal padre Pasquale, lavorando insieme a lui nel cantiere di Spalmadoreddu sin da giovane. In oltre cinquant'anni, ha realizzato centinaia di imbarcazioni. Nel 1943, un bombardamento aereo distrusse il cantiere, ma Francesco non si arrese e continuò a trasmettere l'amore per l'arte nautica alle nuove generazioni, mantenendo viva la tradizione della famiglia Biggio nel nuovo cantiere di Stagnetto, sito presso il lungomare dietro quella che è oggi Piazza Pegli, fino al 1983. La chiglia di Annina II, in quercia di Sardegna, robusta e resistente, assicurava stabilità e sicurezza, mentre la ruota di prua e il dritto di poppa, anch’essi in quercia, conferivano alla barca un’eleganza intramontabile. Le coste, curve e armoniose, erano realizzate in frassino, rovere e pino di roccia, mentre il fasciame dell’opera viva, dell’opera morta e del ponte in pino marittimo creavano un corpo robusto e affascinante, capace di resistere a burrasche e tempeste. Per i primi vent’anni, Annina II si dedicò alla pesca del corallo nelle acque di Alghero. Guidata da marinai esperti, esplorava fondali ricchi di vita, immergendosi in un mondo di colori: il rosso vivo del corallo si mescolava con il blu profondo del mare, e ogni giornata di pesca portava con sé nuove avventure e sfide. Poi i tempi cambiarono e Annina II si adattò. Da quel momento, divenne la barca preferita per i pescatori di aragoste, navigando tra le stesse acque, ma alla ricerca di un nuovo tesoro. Le sue reti si intrecciavano con le storie di uomini e mare, creando legami indissolubili tra i pescatori e il loro amato Mediterraneo. Con il passare degli anni e l'arrivo dei primi anni 2000 Annina II venne abbandonata alla foce del fiume Temo in attesa di importati lavori di ristrutturazione. Oggi, tornata a nuova vita, continua a solcare le acque che l’hanno vista nascere, guidata da Luca, un giovane pescatore che ha ereditato la passione per il mare e il rispetto per le tradizioni. Insieme, si avventurano tra le isole di Sant'Antioco e San Pietro, impegnandosi nella pesca di polpi e aragoste. La barca, con il suo fasciame è testimone di un’epoca che continua a vivere. Ogni ondeggiare e ogni rumore del mare raccontano storie di avventure passate, di sfide e di conquiste. Annina II non è solo una barca; è un simbolo di resilienza e passione, un legame indissolubile tra generazioni di marinai e il mare che amano. E così, mentre il sole tramonta all'orizzonte e il cielo si tinge di colori dorati, Annina II prosegue la sua rotta, custodendo il passato e abbracciando il futuro, in una danza eterna con le onde e la brezza.

Antioco il Moro Tre

Una storia di uomini e di vittorie

Nel 1993, nei cantieri presso il canale di Ponente di Sant'Antioco, in Sardegna, il maestro d’ascia Dessi’ portò a termine un'opera d'arte navale: la barca Antioco il Moro Tre. Costruita con un mix di legno pregiato - rovere, pino marittimo e iroko per la coperta -, ogni sua tavola era pronta a scrivere storie di mare e di vento con grazia e potenza. Il design dell'opera viva del cantiere era frutto di decenni di esperienza e studio, concepito per offrire una combinazione perfetta di velocità in regata e comfort in crociera. Ispirata alle barche che un tempo solcavano nel piccolo cabotaggio le acque tra Sardegna, Toscana e Liguria, la barca era affidabile e robusta. Le sue linee eleganti non erano solo un omaggio alla tradizione marinara, ma anche un invito a navigare verso nuove avventure e fin da subito si capì che la capacità di tagliare l’onda rendeva Antioco il Moro Tre un avversario temibile nelle competizioni latine. Prima di Antioco il Moro Tre, la sua antenata, Antioco il Moro, aveva già conquistato il cuore degli appassionati di vela. Negli anni '80, il gozzo antiochense aveva trionfato in numerose regate nel Mediterraneo, diventando un simbolo di orgoglio per la comunità marinara di Sant'Antioco. Le numerose vittorie la resero una leggenda, ispirando un'intera generazione di velisti. Con il passare degli anni, Antioco il Moro Tre continuò la tradizione di eccellenza. Con spesso al timone lo stesso maestro d’ascia che l’aveva costruita, partecipò a regate prestigiose a Bosa, Alghero, Porto Cervo, Calasetta, Sant’Antioco e Stintino, sfidando avversari esperti e dimostrando il suo valore in ogni tappa. La sua fama crebbe e, nel corso degli anni, conquistò numerosi trofei e riconoscimenti. Ogni viaggio era un’opportunità per ammirare il panorama mozzafiato della costa sarda, scoprire calette nascoste e condividere la bellezza del mare. Antioco il Moro Tre divenne così non solo un'imbarcazione, ma un vero e proprio ambasciatore della cultura marinara, capace di unire passato e presente. Con la fine delle competizioni, il glorioso gozzo trovò riposo presso il suo porto natio, nel ricordo di regate e crociere. A chi lo osservava dalla banchina, le sue forme e i suoi legni impregnati di storie continuavano a raccontare delle avventure passate, ma di rado lasciava l’ormeggio per accogliere nuovi passeggeri. Oggi, Antioco il Moro Tre, portando con sé turisti e sognatori in esplorazioni indimenticabili, ha trovato una nuova vita nelle crociere costiere nel sud Sardegna. Quest’opera d’arte del cantiere Dessì rappresenta non solo un capolavoro di artigianato navale, ma anche il legame indissolubile tra tradizione e innovazione, un simbolo di passione per il mare che continua a vivere nei cuori di tutti coloro che hanno la fortuna di salirvi a bordo.

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